Ѐ LSD, cose serie…
«Guarda cosa ho. Ѐ una novità. Viene dall’America»
Tirò fuori da una bustina di plastica dei piccoli pezzetti come di carta velina. Parevano francobolli quasi trasparenti.
«Ma cos’è questa roba Gi?»
«Ѐ LSD, Cla. Cose serie»
LSD, non sapevo cosa fosse. O meglio, se ne era sentito parlare, nel gruppo degli amici, come di qualcosa che usavano i più grandi, a volte, durante le feste.
Avevo quasi 18 anni e Gino era il mio amico del cuore, un fratello. Eravamo cresciuti insieme. Sempre insieme. Dentro e fuori scuola. Le nostre mamme erano amiche. I nostri padri andavano insieme al bar.
Quell’estate del ’66 l’avevamo tanto attesa perché era per noi la nostra ultima estate da ragazzi spensierati. In autunno entrambi avremmo iniziato a lavorare. Io al forno, con mio padre e lui, invece, come apprendista meccanico. Avremmo avuto il nostro stipendio e la nostra libertà. Ci sentivamo adulti, pronti ad affrontare il mondo, a mangiarlo in un solo boccone.
«Ma è quella droga di cui si parla tanto? Quella che dicono ti faccia sentire libero e felice?»
«Sì, Cla, è quella. Mi hanno raccontato che è qualcosa di incredibile. Ti fa diventare leggero e poi ti diverti, non hai freni, balli, ridi, vedi tutto diverso»
«Vabbè Gi, non è che a noi ci serve sta roba per fare caciara. Ci siamo sempre divertiti come pazzi»
«Ma con questa è diverso. Me l’ha data un compagno di mio fratello, l’ho pagata manco poco. L’ho presa per me e per te che adesso, la notte di ferragosto facciamo scintille»
«No, Gi, Io non la prendo. E che ne so poi che mi succede?»
«E che ti deve succedere. Quando finisce l’effetto amen. Torna tutto come prima, ma vuoi mettere nel frattempo? Lo chiamano “Trip”, all’americana. Viaggio significa. Secondo me vuol dire che fai un’esperienza completamente diversa dalla realtà. Io la voglio provare. Quello che me l’ha data mi ha detto che non crea dipendenza. Si prende solo quando si vuole passare una serata da sballo. Mica sempre»
«No. Non la prendo. Non voglio fare nessun viaggio. Sto bene come sto. Perché dovrei cercare qualcosa che io ho già? Mi diverto, ballo, rido… con le ragazze tutto ok… Mi dici a cosa mi serve?”
«Sei vecchio, Cla. Sei antico. Nemmeno quel matusa di mio padre ragiona così. A che serve essere giovani se poi facciamo le cose come i vecchi? Io voglio provare tutto»
«Ho capito che non ti convinco Gi. E mi dispiace. Che ci serve a noi sta roba? Buttala via. Ma non lo farai, vero?”
«Certo che no. Ce l’ho e voglio vedere cosa succede. Poi ti racconterò e vedrai che te ne pentirai di non aver provato come me»
Ci salutammo. Non mi cercò per organizzare la festa di ferragosto. Lo vidi da lontano, in spiaggia, di notte, con i suoi nuovi amici. Sembrava quasi invasato. Pensai… se è questo l’effetto di quella roba, bene ho fatto a non prenderla.
Finì l’estate e finì anche la nostra amicizia. Ci incontrammo ancora, vicino casa, appena usciti dal lavoro. Ma non eravamo più gli stessi.