Gennarino
Sono solo. Seduto sulla pietra liscia. Mi fanno male le gambe. Le stendo. Perché sono qui? Non lo voglio sapere, non adesso, ho sete. Adesso voglio solo bere, bere, che schifo mi fa, non mi piace questa roba, ma voglio bere.
Quel cretino… gli ho dato un euro! Non mi voleva dare la bottiglia, ma gliel’ho detto che se non me la dava gli pisciavo davanti alla porta e allora sì che me l’ha data ah! Che Cretino… Ma perché sono qui? Fabrizia!! Ti volevo bene, volevo…
Ciao, come ti chiami? Piacere, Gennarino. Ciao Signorina, come ti chiami? Piacere, Gennarino. Sai che qui tutto sommato si sta bene, mi fanno un po’ male le gambe a stare seduto tutto il giorno, ma non mi piove in testa qui sotto i portici… Come hai detto che ti chiami? Piacere, Gennarino. Sì, ho detto che vengo dalla Sicilia, non so dov’è la mia mamma, quel cretino non mi voleva dare da bere… Ma come hai detto che ti chiami? Piacere, Gennarino. Me lo avevano detto di non andare, qui sono rimasto solo, ma non lo so dove si può andare, prima stavo bene, anche qui però, ho i miei amici, passano e mi parlano sempre.
Sì adesso ti saluto, me ne vado a dormire… Qui, è la mia casa, si sta bene sai? Da quanto non tagliano l’erba lì, dormo fino alle 11:00 e nessuno mi disturba… Ora mi metto qui e risposo, bevo un altro sorso… Minchia è finita la bottiglia, va bene, trovo un altro euro e me la scolo… dopo… ora dormo, sono stanco…
Mamma… dove sei… Mamma…
Questo è un ricordo di Gennarino, all’anagrafe Umberto Gennaro, palermitano cinquantaduenne che ha vissuto per vent’anni a Bologna, molti dei quali “alloggiando” lungo la via di Borgo di San Pietro e che mi è capitato di incontrare di persona.
Ho raccontato l’immagine di quest’uomo, di quelle parole confuse e di quel “piacere Gennarino” che mi è rimasto impresso mentre a lui non rimaneva impresso il nome di mia moglie, che era con me. Le ha stretto la mano almeno dieci volte presentandosi!
Poco tempo fa ho letto la notizia che a seguito di un grave incidente, era stato ricoverato in ospedale. Fortunatamente durante l’incidente non è rimasto solo, volontari di alcune associazioni si sono presi cura di lui e grazie anche alla comunità di S. Egidio, Gennarino ora è Palermo, sta bene e ha ritrovato la famiglia di origine dopo tanti anni.
Spero per lui che il suo futuro sia più sereno, gli auguro tanta felicità.