Estate al mare 1950
Il mio bikini
Finalmente domenica, si va al mare! Quanto ho aspettato questo momento. Giornate torride. Pomeriggi passati sul muretto vicino casa con le mie amiche a sognare sulle pagine del Grand Hotel. E le canzoni cantate insieme, magari sentendo la radio che diffonde la musica attraverso una finestra spalancata. Il gelato offerto dopo il cinema. Il mio fidanzato, che ogni volta che torna dal lavoro fa un fischio sotto la mia finestra, così mi affaccio e lui mi manda un bacio.
Ѐ il 1950. Ho appena compiuto diciotto anni e le brutte cose della guerra sono lontane. Mio papà lavora di notte, mia mamma si prende cura di me e dei miei due fratelli più piccoli. Io l’aiuto come posso, ma adesso ho trovato un buon posto da dattilografa e allora mi sento molto grande e molto indipendente. Se va tutto bene fra due anni mi sposo e allora avrò una famiglia mia.
Ricordi lontani di un tempo semplice e leggero, dove tutto sembrava ormai possibile. Tutto, tranne indossare il bikini. Sì, proprio il bikini. Avevo visto una foto di Gina Lollobrigida che a bordo di una piscina indossava un costume blu a pois bianchi che lasciava scoperta la pancia. Era bellissimo. Il pensiero che il sole potesse riscaldare la mia pelle pure in quella zona che era sempre rimasta coperta mi faceva impazzire. Che sensazione stupenda doveva essere. E poi quel costume era sgambato. Non come il mio, che aveva una sorta di fascia che sembrava volesse essere un piccolo gonnellino.
Anche le mie amiche erano d’accordo con me. Quella estate avremmo tutte indossato il bikini! Ma le nostre speranze si abbatterono ben presto contro un paio di sonori ceffoni che le nostre delicate madri si affrettarono a regalarci al grido di “Scostumata! Lo dico a tuo padre sai?”
Altri tempi! Nondimeno, il bikini restava il sogno di quella estate. Bisognava convincere le nostre madri. Attuammo più e più volte varie strategie, facemmo promesse… ma nulla. Le madri erano irremovibili. Di bikini non si doveva proprio parlare.
Così, fra pastasciutta e cocomero, la prima domenica d’agosto mi vide al mare con il solito costume intero, stretto a fascia sulle gambe, ma molto, molto pudico.
Inutile chiedere al mio fidanzato, sarebbe stato peggio. Ma una soluzione andava trovata. Non potevo lasciar passare l’estate del 1950 senza sentire i raggi del sole sulla mia pancia.
Ricordo che ormai i nostri pomeriggi non erano più spensierati. Noi ragazze avevamo solo un obiettivo e dovevamo raggiungerlo. Se una sola di noi fosse riuscita a convincere la madre forse anche le altre, visto l’esempio, avrebbero potuto farlo. Ma nulla.
Finchè non vedemmo su una rivista una foto di Marilyn Monroe che indossava un costume due pezzi che non era ridottissimo come il bikini, ma nemmeno clericale come quello che portavamo noi.
Così, foto alla mano, ognuna di noi fece la proposta in casa e… riuscimmo a scardinare l’integerrima moralità delle nostre mamme in vestaglietta.
Il mio primo bikini fu più un costume intero a cui mancavano dieci centimetri di stoffa più che un bikini vero e proprio. Mutanda altissima a coprire l’ombelico, punto focale dello scandalo, e reggiseno super corazzato, tanto che la mia taglia zero sembrava essere diventata improvvisamente una quinta abbondante.
Che emozione arrivare in spiaggia spavalda e scoperta! Gli sguardi addosso e il mio sorriso fiero. Avevo diciotto anni l’estate del 1950 e il mio primo bikini fu la mia prima conquista di donna.