La mia Jolly Roger

È bene che lo sappiate. Non ho nessuna intenzione di ammainare la mia Jolly Roger. Ce l’ho qui. Orgogliosamente tatuata poco più giù del mio orecchio sinistro.  E anche sul polso destro. Tatuata due volte. In modo che non ci siano dubbi. Tatuata per ricordare agli astanti che qui, con me, c’è poco da scherzare. Anzi, proprio nulla. 

Non sono un ex galeotto, non faccio parte di una banda di motociclisti né di alcun movimento anarchico dei primi del XX secolo (anche perché, in caso non ve ne siate accorti, siamo già nel XXI…). Alcuni di questi movimenti utilizzarono la Jolly Roger. Movimenti come quello capeggiato da Emiliano Zapata nel 1910, durante la rivoluzione messicana, o come quello di Nestor Makhno che intorno al 1917 durante la rivoluzione russa liberò gran parte dell’Ucraina. Giusto per raccontarvi un po’ la storia della mia amata Jolly Roger.

Non è comune, lo so, trovare un simile tatuaggio sul dolce corpo di una fanciulla ma questo simbolo piratesco mi ha sempre affascinata, sin da piccola. Rappresenta per me quello che immaginavamo da bambini, sognando favole di avventurieri che attraversano il mondo con il vento in faccia, combattendo per la libertà e la giustizia.

Chi di voi non ricorda la Jolly Roger issata sull’astronave pirata Arcadia di Capitan Harlock, manga del 1976 ideato da Leiji Matsumoto. Questa, più volte, è chiamata “la bandiera della libertà” e simboleggia la ribellione dei pirati spaziali a ogni totalitarismo e autoritarismo.

La Jolly Roger è stata Il simbolo per eccellenza della pirateria, ma oggi, con vari adattamenti, ha mantenuto il valore simbolico di coraggio, e spavalderia.

Ecco perché ho deciso che sarebbe stata il mio tatuaggio. Quello che raccontava di me. E per questo l’ho tatuata due volte. Donna, a testa alta, spavalda e coraggiosa, e senza paura come un pirata del passato, al tempo di Jack Sparrow o un guerriero del futuro, accanto a Capitan Harlock.